C’è un posto, a Firenze, che ogni bambino dovrebbe visitare. Ma non solo i bambini: anche gli adulti, e i nonni in particolare! E se poi sono i nonni ad accompagnare i bambini, nasce la magia! Parliamo del Museo del giocattolo e di Pinocchio, allestito a pochi passi cuore della città.
La visita è una vera scoperta. Per i nonni, che vi troveranno i giochi della loro infanzia insieme a pezzi storici straordinari capaci di raccontare non solo come è cambiato nel tempo il modo di giocare, ma il costume, il modo di vedere la società e la vita, i progressi scientifici (sì, perfino i progressi della scienza, che arrivano dritti dritti nei giocattoli!). Per i bambini, che scoprono un mondo di giochi diversi da quelli a cui sono abituati oggi e possono dare corpo ai racconti dei nonni, e immaginare come giocavano (e come vivevano) i loro coetanei, tanti anni fa.
Il museo si può visitare in tanti modi. Si può per esempio seguire un percorso storico, un “viaggio” che permette di seguire come cambia nel corso del tempo il giocattolo e il modo stesso di guardare all’infanzia.
Un “viaggio” che parte dal XVIII secolo, il secolo dell’illuminismo, dell’entusiasmo per la ricerca scientifica, quando comincia a nascere la consapevolezza dell’importanza dell’educazione, e quindi del giocattolo come strumento dell’educazione. Nascono così proprio in quel tempo giocattoli frutto di un artigianato di altissimo livello, creati per le corti o i figli della nobiltà, che si affiancano a quelli tradizionali, con cui i bambini hanno sempre giocato, realizzati con materiali poveri e, come diremmo oggi, di riciclo.
Ma la vera scoperta dell’infanzia come luogo del sogno e dell’immaginazione avviene in epoca romantica. È allora che nascono giocattoli fantasiosi, capaci di dare concretezza ai sogni dei bambini. Giochi che nascono non solo per le corti, ma anche per i figli di quella borghesia che si andava allora affermando. Non per i più poveri, però: anche i giocattoli rimarcano le invalicabili differenze sociali del tempo.
E se dell’Ottocento passiamo al Novecento, vediamo il giocattolo diventare un oggetto sempre più raffinato, che nasce per un pubblico sempre più vasto e che è capace di “tradurre” per i più piccoli anche i progressi tecnologici. Accanto ai giocattoli che parlano alla fantasia nascono infatti i trenini, le automobiline, gli aeroplani… riprodotti con grande fedeltà. E poi naturalmente le armi giocattolo, ma anche le astronavi, che testimoniano di un pensiero che si proietta al futuro, in giocattoli sempre più sofisticati e frutto di una produzione industriale raffinata che guarda all’infanzia come “nuovo mercato”.
Ma il museo può essere visitato anche seguendo un altro percorso, quello tematico, che pone l’accento su elementi particolari: i giocattoli didattici, il circo, il teatro, le bambole, i soldatini…
Ogni oggetto rimanda non solo a un modo di giocare, ma anche a un’epoca, e all’idea che dell’infanzia si aveva in quell’epoca.
Insomma, un museo vivo, un punto di incontro per le famiglie, capace di raccontare, attraverso i giocattoli, la storia di come è cambiata nel tempo la percezione dell’infanzia. Ma un museo che ci dà anche la possibilità di attraversare quel “ponte” che separa le generazioni, trovando che giocattoli quel linguaggio comune, fatto anche di ricordi trasmessi, che unisce nonni e nipoti.
“Una sezione a cui teniamo molto, nel museo, è quella dedicata a Pinocchio” dice Alessandro Franzini, direttore del Museo del giocattolo. “È una sezione che nasce dalla collezione dell’associazione Pinocchio a Casa Sua, creata da Giuseppe Garbarino. A Pinocchio è dedicata la prima sala del museo, ma Pinocchio è sempre presente, in tutto il percorso. È presente con il suo Paese dei Balocchi, il punto di partenza di una riflessione su come è cambiata la percezione del giocattolo nel tempo: da oggetto che distoglie i bambini dalle ‘cose serie’ e li trasforma in asinelli, al pieno riconoscimento del suo valore educativo, come strumento attraverso il quale esplorare il mondo e imparare”.
“Sono tante le persone che vengono a visitare il Museo – continua Alessandro Franzini. – Tra l’altro, venendo a distanza di tempo si possono ammirare oggetti diversi: la nostra collezione è molto ricca, e gli oggetti non trovano tutti posto contemporaneamente nelle sale. Noi organizziamo visite guidate, soprattutto a scuole o a gruppi, ma è possibile visitare in museo anche in autonomia, seguendo i cartelloni di spiegazione predisposti in ogni sala. E poi, il nostro personale è sempre pronto a supportare i visitatori con spiegazioni e informazioni”.
Articolo pubblicato su Noi Nonni.